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Gli scavi hanno portato alla luce tumuli funerari risalenti al III millennio a.C.
Una mostra nella quale verranno esposti i risultati degli anni di scavo grazie ai quali è stato possibile acquisire nuovi elementi di conoscenza sulla protostoria di Salve, arricchendo così il patrimonio globale di conoscenze sulla protostoria salentina e meridionale. Gli scavi hanno portato alla luce tumuli funerari risalenti al III millennio a.C., altrimenti detto eneolitico o età del rame. I tumuli sono monumenti di terra e pietre che a volte contengono resti umani, altre volte solo frammenti di vasi come attestazione di un rito legato alle pratiche funerarie.
L'importanza dei ritrovamenti di Salve consiste nel fatto che per la prima volta nel Meridione siano stati scoperti i tumuli come tipologie funerarie dell'eneolitico, mentre si riteneva finora che le consuetudini del III millennio prevedessero solo grotte naturali o artificiali come luoghi di sepoltura. Altro elemento che sottolinea la peculiarità di Salve è l'attestazione del rito incineratorio: all'interno di alcuni tumuli, infatti, erano posti vasi contenenti resti umani bruciati. Prima di questa scoperta, si riteneva che l'uso di bruciare i defunti si fosse diffuso nel Sud Italia nel II millennio avanzato.
C'è ancora da aggiungere che a Salve l'incinerazione conviveva con l'inumazione: in uno dei tumuli, il più grande e complesso, c'erano infatti una cassa litica con inumati e, sempre al suo interno, tre vasi con incinerati. Si tratta di testimonianze straordinarie non solo perché restituiscono la complessità delle pratiche e delle credenze delle popolazioni del III millennio, ma anche perché inseriscono il Salento e quindi il Sud d'Italia in un circuito internazionale che vede nel III millennio a.C. la diffusione di nuove tipologie funerarie come i tumuli e, insieme ad esse, la nascita di ideologie diverse da quelle del passato.