Eventi e speciali
Ogni cosa ha il suo tempo
I cassetti della memoria di Francesca Speranza A Koreja le opere fotografiche della giovane artista brindisina
Informazioni utili
- Categoria: Mostre e mostre mercato
- Dal 18/12/2009 al 20/01/2010
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Dove: Lecce
- Indirizzo: Cantieri Teatrali Koreja - Via Guido Dorso 70
- Orario: Vedi descrizione singolo evento
- Organizzatori: Cantieri Teatrali Koreja
- Telefono: 0832 242000 - 0832 240752
- E-mail: info@teatrokoreja.it
- Sito web: http://www.teatrokoreja.it
Terzo vernissage per SENSO PLURIMO la rassegna curata da Marinilde Giannandrea giornalista, critica e docente presso il Liceo Artistico di Lecce: da venerdì 18 dicembre fino a mercoledì 20 gennaio il box progettato da Rune Ricciardelli ospita Ogni cosa ha il suo tempo (ingresso libero) mostra fotografica di Francesca Speranza, trentenne artista e fotografa brindisina.
Alle ore 18.00 Cristina Calabrese, docente di Storia dell’Arte presso l'Accademia di Belle Arti di Lecce, in un incontro aperto al pubblico esporrà una panoramica sui giovani artisti salentini emergenti e sul ruolo dell’Accademia di Belle arti.
Sensibile e appassionata Francesca Speranza coglie, nei suoi lavori, la dimensione umana della visione e focalizza la sua attenzione su una rappresentazione sociale e antropologica nella quale ogni singolo essere viene colto nella propria compiuta e differente individualità. Nel 2008 ha vinto il premio GAP con Uno, nessuno e centomila, un’installazione fotografica che raffigura la tifoseria della curva dello Stadio di Lecce della quale coglie l’aspetto sociologico e antropologico.
Il bianco e il nero sono i colori-non colori di questa mostra. Rimandi all’oggetto di uso quotidiano, di per sé insignificante, dimenticato in un cassetto o poggiato, accostato su di un ripiano e confuso tra tanti altri oggetti.
In esposizione trentatré frammenti della memoria personale dell’artista realizzati per contatto diretto dell’oggetto, il quale viene impressionato sulla carta sensibile con l’esposizione della stessa al fiotto di luce dell’ingranditore, nel buio della camera oscura. Ogni forma ha il suo contrario nell’elegante contrasto bianco-nero di una silhouette nuova che ha poco in comune con l’oggetto rappresentato se non il ricordo codificato nella mente di chi osserva.
Così opere come Violino, Fonendoscopio, Guanti, un Cavalluccio, La casa di vetro più croce o Il topolino, sono il ricordo dell’oggetto fotografato, il riflesso stilizzato e depurato di un recupero della memoria in nuove forme estetiche.
[…] Un percorso che appare momentaneamente sospeso con Ogni cosa ha il suo tempo, un’installazione con la quale la giovane artista brindisina “tira fuori” dai cassetti della memoria un lavoro a lungo pensato e con il quale compie un intenso viaggio introspettivo ri-costruendo una rete di tappe e di momenti realmente vissuti. Non si tratta, come potrebbe all’apparenza sembrare, di un’operazione di semplice schedatura ma di un processo di messa a fuoco di ricordi che seguono e ripetono il ritmo dell’esistenza. Le trentatré stampe fotografiche ottenute a contatto con oggetti personali (rappresentati in scala reale) definiscono una cartografia mobile e versatile, che misura essenzialmente distanze e vicinanze temporali; trentatré oggetti che descrivono un rapporto interiorizzato con il passato, uno sminuzzamento della realtà sospesa a metà tra concreto e sogno, tra bianco e nero. Lo straniamento che le singole foto determinano, soprattutto se riferite all’oggetto reale, fa nascere nuove connessioni ed analogie e struttura una storia della quale il numero 33, simbolico ed evocativo, delimita il confine e argina gli sviluppi.
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